Il nuovo appuntamento elettorale italiano è fissato per domenica 4 Marzo 2018, momento di riflessione importante per gli aventi diritto al voto, i quali devono votare per eleggere i nuovi deputati e senatori, della Camera e del Senato.
Come di consueto, il voto arriverà dopo poco più di due mesi dallo scioglimento delle camere, gli elettori sono chiamati a votare i propri rappresentanti in Parlamento con un metodo elettorale mai usato prima.
1) Come si vota
La nuova legge elettorale
Ogni elettore riceverà una scheda per la Camera ed una – nel caso in cui avesse compiuto 25 anni – una anche per il Senato; questione a parte per gli elettori di Lombardia e Lazio, i quali vedranno ricevere una terza scheda per le regionali, votazione che avverrà in concomitanza con le elezioni politiche nazionali.
La votazione si farà con una legge elettorale mai utilizzata prima, un sistema che unisce metodo proporzionale e maggioritario: attraverso il ‘Rosatellum’ il Parlamento verrà eletto secondo due modalità differenti, in maniera uninominale – in cui le coalizioni sono tenute a candidare una sola persona, chi prende più voti ottiene un seggio – e proporzionale, in cui i seggi di un collegio dovranno essere suddivisi in maniera proporzionale a quanto ottenuto dalle varie coalizioni e partiti. La novità del nuovo strumento elettorale consiste nel fatto che un terzo dei seggi delle camere verrà eletto secondo il criterio uninominale, la restante parte verrà eletta mediante metodo proporzionale.
La scheda elettorale
Una corretta compilazione della scheda porta l’elettore a mettere soltanto due segni, uno è il voto per il candidato di un partito o di una coalizione (preferenza uninominale), l’altro è per la lista a supporto del candidato scelto (voto valido per il ricalcolo proporzionale).
Fondamentale quest’ultimo passaggio, in cui l’elettore non può avvalersi del voto disgiunto, quindi non può scegliere un candidato uninominale ed una lista (o una colazione) diversa da quella che l’appoggia: qualora questo dovesse avvenire, la scheda sarebbe automaticamente annullata. Altro aspetto innovativo riguarda l’impossibilità di esprimere il voto di preferenza, l’elettore non può appoggiare direttamente un componente della lista, al di fuori del candidato uninominale.
2) Quali le principali forze politiche in campo
La principale contestazione apportata al nuovo sistema elettorale pare subito evidente, il sistema proporzionale favorisce l’aggregazione di più partiti in un’unica coalizione; ecco perché le liste singole, tra questi su tutti il ‘Movimento 5 Stelle’ che storicamente non è mai sceso a compromessi e fusioni con altri partiti, hanno contestato la legge senza ottenere il risultato sperato.
L’Italia negli ultimi anni è caratterizzata principalmente dal tripolarismo centrosinistra-centrodestra-Movimento 5 Stelle, queste saranno le principali forze politiche che scenderanno in campo il 4 marzo 2018:
La coalizione di centrodestra
Il ritorno in campo di Berlusconi – anche se solo per questioni prettamente propagandistiche, senza un diretto interessamento politico – ha riportato entusiasmo nell’elettorato del centrodestra; sembra che il carisma del Cavaliere abbia convinto ‘Fratelli d’Italia’ di Giorgia Meloni e la ‘Lega Nord’ di Salvini a ricompattarsi per sconfiggere quello che i diretti interessati vedono come un nemico comune: il ritorno dell’uscente Partito Democratico ed il populismo del ‘Movimento 5 Stelle’.
La coalizione di centrosinistra
Il segretario del ‘Partito Democratico’ Matteo Renzi ha un partito potenzialmente forte con i sondaggi che lo portano ad essere il secondo partito italiano (24%), ma la coalizione sembra non convincere l’elettorato: Verdi, Uniti per L’Italia, la Lista Civica Popolare di Beatrice Lorenzin ed ‘+ Europa’ di Emma Bonino dovrebbero portare alla causa di centrosinistra non più del 5% dei voti.
‘Movimento 5 stelle’
Rappresenta la prima vera novità nell’ambito delle politiche italiane, i risultati elettorali sono già stati soddisfacenti, la vittoria a Roma e Torino ne rappresentano la conferma; ora il movimento è alla ricerca di un’affermazione a carattere nazionale che possa permettergli di avviare il programma elettorale proposto da Luigi Di Maio.
Ci si interroga molto sulle effettive potenzialità del partito, gli ultimi sondaggi di fine dicembre 2017 hanno indicato il movimento pentastellato come principale forza politica in Italia con una quota di preferenza che si attesta sul 27-30%: se dovessero essere confermate tali stile, il risultato seppur apprezzabile, non garantirebbe a Di Maio di essere il nuovo premier. Con il ‘Rosatellum’, sono ben altre le quote percentuali da raggiungere per assicurarsi la vittoria delle elezioni.
Come interpretare i dati elettorali
Come si vincono le elezioni con il ‘Rosatellum’?
Con il metodo elettorale delineato dalla legge Rosato, per ottenere la vittoria finale il partito o la coalizione dovranno ottenere almeno il 40% di voti su scala nazionale, vincendo contestualmente il 60% di seggi uninominali.
La soglia diventa un ostacolo importante soprattutto per un Paese che da qualche anno ha un elettorato particolarmente indeciso sulle scelte politiche da compiere: nel caso non si riuscisse ad avere ancora una volta un risultato netto e definitivo, nulla esclude il ritorno di un governo tecnico o un improbabile governo di larghe intese.
Sondaggi
La legge elettorale al momento sfavorisce appieno il movimento fondato da Grillo e Casaleggio il quale, rimanendo fedele alla volontà di rimanere ligio alle linee guida che hanno caratterizzato la vita politica dell’intero movimento, rischiano di non vedere concretizzato il loro progetto su larga scala.
Tendenzialmente sfavorito anche il centrosinistra, il ‘Partito Democratico’ con la sua ossatura forte è poco supportato dagli altri partiti, i sondaggi oggi stimano la coalizione intorno al 30%: troppo poco per ottenere l’obiettivo professato.
I sondaggi sembrano premiare invece la coalizione di centrodestra, la quale pare essere molto vicina alla quota proporzionale.
Per approfondimenti: Elezioni SkyTG24