Se fino a non molto tempo fa si ricorreva spesso alle integrazioni di fluoro perché considerate migliorative dell’apparato dentale e per evitare la formazione di carie, oggi se ne sconsiglia fortemente questa pratica; vediamo perché.
Non si rischia la carenza di Fluoro, il problema è il suo eccesso
Un tempo venivano regolarmente prescritte integrazioni di fluoro in pastiglie (ai bambini in età pediatrica e alle donne in stato di gravidanza), perché si riteneva che ciò fosse fondamentale per la prevenzione della carie
Le ultime ricerche hanno invece dimostrato che essere soggetti ad una carenza di fluoro, oggi, è praticamente impossibile.
La presenza di questo oligoelemento nell’acqua del sottosuolo, nelle acque minerali, nel colluttorio così come nella maggioranza dei dentifrici in commercio, nonché in molti farmaci e oggetti di uso comune, come ad esempio le padelle antiaderenti e perfino le lattine, rendono certa la possibilità, per ognuno, di approvvigionarsene in quantità sufficiente.
La sua integrazione, quindi, non solo risulta superflua ma potrebbe rivelarsi addirittura dannosa per l’organismo.
Il fluoro viene assorbito per via sistemica dalle mucose del cavo orale (durante il lavaggio dei denti o facendo risciacqui), se accumulato in eccesso provoca una serie di effetti nocivi per la salute.
Fluoro e fluorosi
Il biologo americano Gary Withford, già verso la fine degli anno Trenta, si accorse che in alcune aree del Texas, in cui le acque del sottosuolo erano particolarmente fluorate, la popolazione era affetta da alterazioni dello smalto dentale che si presentava molto scuro e con macchie giallo-arancioni, fino ai casi più gravi in cui erano presenti numerosi piccoli fori.
La causa di ciò è dovuta alla fluorosi, ovvero, un eccesso di fluoro, motivo di una modificazione strutturale dello smalto dentale che non solo non svolge più il suo compito di proteggere dalla carie ma, indurendo troppo, lo rende più sensibile e soggetto a scheggiature.
L’eccesso di fluoro, infatti, trasforma i cristalli di idrossiapatite, che compongono lo smalto, in fluoroapatite, un composto solo in apparenza più resistente.
Lo smalto quindi sviluppa una capacità elastica minore, assumendo una consistenza marmorea che facilita traumi e carie sviluppate in microfratture.
Fluoro e tiroide
L’allarme sull’influenza negativa che un eccesso di fluoro ha sulla tiroide, che rappresenta il motore del nostro metabolismo, lo ha dato l’NRC (National Research Counsil) negli Stati Uniti.
La sua presenza in eccesso si contrappone a quella dello iodio di cui la ghiandola ha necessità per produrre i suoi ormoni. In presenza di questa carenza la tiroide funziona poco, spianando la strada all’ipotiroidismo.
Fluoro e osteoporosi
Sempre l’NRC, ha messo in correlazione l’eccessivo apporto di fluoro, tipico delle zone in cui le acque vengono fluorate, con la comparsa precoce dell’osteoporosi.
La parte superficiale dell’osso è formata da cristalli di idrossiapatite, gli stessi che compongono lo smalto dei denti e la sua trasformazione in fluoroapatite porta alla riduzione della capacità delle ossa di tollerare le sollecitazioni meccaniche, rendendole generalmente più fragili ed esposte al rischio di fratture.
Fluoro e bambini
Anche la compressina di fluoro data ai lattanti e ai bambini piccoli con la convinzione di sviluppare prima e proteggere meglio poi i loro denti dalla carie è una pratica che va ponderata e a cui ricorrere solo nel caso in cui il medico lo giudichi necessario.
Secondo l’International Accademy of Oral Medicine and Toxicology se non si presenta una reale necessità, non solo non serve a nulla ma, anzi, far proseguire l’assunzione di fluoro fino ai dodici anni (età in cui termina la fase della formazione della dentatura definitiva), è addirittura dannoso perché espone i bambini all’insorgenza di fluorosi: denti macchiati e in alcuni casi perfino bucherellati, che si spezzano al primo colpo perché hanno perso elasticità.
Le dosi consigliate, da non superare, si aggirano intorno a 1,5 mg di fluoro al giorno, per bambini e adolescenti, quantità che viene abbondantemente coperta dall’acqua e dagli alimenti che assumono.